Oggi parliamo di culture. Quando in Trattoria pensiamo alle ostriche ci viene in mente un ristorante di lusso, magari con vista sul mare e un vassoio a più piani con ostriche in guscio e tanto gelo. Ad Aiu' vengono anche in mente le ostriche buonissime comprate da Sra. Doriana e mangiate con un po' di limone prima di un pranzo importante. Quello che non ci verrebbe mai in mente è di mangiare ostriche in spiaggia e di farcele preparare in un baretto (chiringuito). Ma, appunto, parliamo di culture. Ciò che per noi è un cibo prelibato, in Ecuador è qualcosa che puoi comprare in una bancarella in spiaggia ed è lì che puoi comprare il piatto che vi proponiamo oggi. Va anche detto, sempre parlando di differenze culturali, che le ostriche ecuadoregne sono grandi più del doppio di quelle a cui siamo abituati in Europa.
Arrivare a preparare la ricetta ha avuto due blocchi: uno logistico e uno psicologico. Quello logistico era il dove comprare la nostra O e in questo ci hanno aiutato el Becario dei TeleCookers che è andato in giro per Barcellona alla ricerca di ostriche e il nostro amico GMail che ci ha ricordato che anche la granseola la comprammo online. Il blocco psicologico era frutto della cultura. Le ostriche sono un cibo prelibato (e con un costo mica da ridere), siamo sicuri di volerle sacrificare per una ricetta che (come sempre!) non conosciamo? Ma siamo in gioco e giochiamo. Parafrasando ciò che dicevano i Trattori durante la costruzione della prima Trattoria (qualche vita fa) "non saranno 6 ostriche a farci diventare poveri". Siamo in ballo e balliamo!
O di Ottimismo
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